Arte e formazione nella celebrazione
Lavorare dentro il rito significa intraprendere un cammino di comprensione e di formazione continua. Il rito non è un accessorio della celebrazione, ma la forma concreta attraverso cui la Chiesa vive e manifesta il suo mistero.
Avvicinarsi al rito richiede umiltà e desiderio di unità: non lo abbiamo costruito noi e non lo abbiamo scelto a nostro piacimento, ma ci è stato consegnato come dono e responsabilità. Questo si riflette nella dimensione ecclesiale della liturgia, che non è azione individuale, bensì azione della Chiesa.
Infatti, come afferma il Concilio Vaticano II nella Sacrosanctum Concilium, «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa; ed è altresì la sorgente da cui scaturisce tutta la sua energia» (SC 10). Questa formulazione magisteriale ci aiuta a capire che il rito non è un optional, ma il cuore dell’identità della comunità cristiana.
I riti che troviamo nel Messale Romano, nella Liturgia delle Ore o negli altri rituali non sono semplicemente testi da recitare, ma veri e propri “luoghi teologici”: spazi in cui la fede si esprime, prende forma e diviene esperienza condivisa.
In questo senso, Domenico Mosso ha scritto — con profondità teologica — che la Liturgia “esiste solo nell’atto del suo farsi… in senso proprio non sono né i testi né le norme liturgiche, ma sono le singole celebrazioni in atto” ¹: ossia, prende vita nella celebrazione liturgica, non è un semplice manuale.
Questo concetto supporta l’idea che il rito è vivo solo quando è celebrato.
Se non è vissuto, proclamato, cantato, condiviso, non diventa esperienza ecclesiale: manca il suo vero essere. Inoltre, pur essendo uno schema formale unico, lo stesso rito celebrato in diverse comunità parla in modi differenti: non cambia la struttura, ma cambia a seconda delle persone che lo vivono, lo animano, lo proclamano, lo interpretano. Ogni singola assemblea, con la sua unicità, lo rende sempre nuovo.
Questo è molto evidente nella dimensione del canto liturgico. Secondo Felice Rainoldi, nel suo saggio storico-pastorale sui canti liturgici (Psallite sapienter), il canto assembleare non è decorazione, ma parte integrante della celebrazione, «mediato» attraverso le voci dell’assemblea: il canto è segno e mezzo di partecipazione attiva.²
Vista la delicatezza di questa dinamica, il ruolo dell’operatore liturgico diventa cruciale: deve cercare un equilibrio tra due inclinazioni pericolose. Da un lato, c’è il rischio di una creatività senza radici, che inventa forme liturgiche estemporanee e tradisce l’essenza del rito. Dall’altro, un’eccessiva rigidità può soffocare la bellezza e la vitalità del gesto celebrativo. Il confine tra questi due atteggiamenti non si improvvisa. Solo attraverso una buona preparazione è possibile esercitare una creatività che rispetta la forma e la fa risplendere, senza mai deformarla.
In quest’ottica, alcuni teologi liturgici parlano di “mani sapienti”: persone ben formate, con sensibilità liturgica, che sanno usare la creatività senza cadere nell’arbitrio. Il loro compito non è reinventare il rito, ma rendere eloquente ciò che il rito già esprime.
La liturgia, dunque, non è il campo del solo “fare”, ma è uno spazio di ascolto.
Gli animatori liturgici hanno il compito di lasciarsi educare dalla liturgia stessa. In questo senso, la liturgia diventa maestra di ciò che significa essere Chiesa: celebrandola con fedeltà e intelligenza pastorale, essa forma la comunità, orienta i gesti e suggerisce come servirla nel mistero.
Per usare un’immagine, il rito è un terreno comune: una pietra su cui costruire. È un linguaggio condiviso che permette a comunità diverse di riconoscersi nella stessa fede. Non uniforma, ma unifica nella diversità: custodisce la comunione, lasciando emergere le specifiche bellezze di ogni assemblea.
Di conseguenza, il nostro compito non è semplicemente inventare “idee per animare”, ma imparare l’arte di celebrare. Ed è proprio nella celebrazione — vissuta con rispetto, sensibilità e saggezza pastorale — che il rito diventa parola viva, incontro con Dio e formazione permanente per tutti.
Note / Riferimenti bibliografici
- Mosso, Domenico, La “via” liturgica, in saggio disponibile in PDF (“La liturgia … esiste nell’atto del suo farsi”) – rivista Cultura mariana.
- Rainoldi, Felice, Psallite sapienter. Note storico-liturgiche e riflessioni pastorali sui canti della Messa e della Liturgia delle Ore, CLV, Roma 1999.